http://gentedipezza.altervista.org/gentedipezza.html

Le Bambole Miste

     

Le bambole miste, meticci parte pezza e parte pasta modellabile, piaccia o meno l’accostamento fra materiale duro e morbido, caldo e freddo, yin yang,  sono attualmente di gran moda fra artigiani ed amatori del genere e rappresentano un best seller del doll making. Attraggono e consentono  di sfruttare il meglio della stoffa, calda, morbida e robusta, col meglio della clay preziosa, armonica, ed anche rilassante d lavorare, considerato fra l'altro che la testa della bambola di pezza è metà del lavoro. Una bambola ibrida presenta quantomeno il body di stoffa ed ovatta, a volte gli arti e anche la testa fino a ridurre la parte in pasta alla sola mascherina del viso.

 Rispetto alla stoffa la lavorazione delle masse da modellare si rivela più costosa, perché bisogna attrezzarsi di tutto punto con strumenti e materiali studiati appositamente per ogni esigenza e di buona qualità e per la verità la confusione che regna in materia è spiazzante, procediamo per gradi.

 

 Realizzare una testa di bambola in clay

 Quello che ho deciso di sperimentare è precisamente la bambola di pezza con la testa “cloth over clay” modellata a tutto tondo e ricoperta di stoffa come si vede dalle splendide creazioni di Maggie Iacono, Teresa Churcher, Susie McMahon, Victoria DiPietro, Sue McFadden…

Premesso che qualunque massa modellabile io scelga il risultato sarà sempre troppo pesante per essere incorporato nel corpo manufatto di pezza e ovatta, anzitutto decido di fabbricarmi un master, un modello positivo, insomma un prototipo che mi farà da stampo maschio. Dal master otterrò un calco negativo ed infine una figura cava.

Mi occorre, pertanto, una pasta modellabile idonea a costruire un master.

http://bjdmagazine.com/2011/02/11/tutorial-face-sculpting-with-linda-macario/

                                                              

                                                               1) Le paste modellabili

 Dovendo plasmare una testa di bambola o qualunque altra cosa, ci si trova di fronte ad una scelta sterminata di materie prime, ma tutte sono accomunate da alcune regole:

- Non esistono paste migliori, ma solo paste adatte. Non vi fate smontare dal fatto che aprendo il pacco non si modellano da sole, imparate a conoscerle ed usarle: il manufatto è brutto se il materiale è inadeguato, ogni materiale produce un risultato diverso.

- L’abitudine è importante: qualunque materia prima, qualunque attrezzo, qualunque tecnica scegliate non cambiate strada mai più.

- Non lavoratele mai in ambiente caldo, ad eccezione della cera.

- I pigmenti influiscono sulla chimica, cambiando colore può cambiare la consistenza della pasta.

- Per ottenere la giusta consistenza impastatele: prelevate una piccola quantità alla volta, adagiatela sul palmo della  mano sinistra, in alto verso il polso che è il punto più caldo e impastatela schiacciandola col pollice destro fintanto che si stacca facilmente né oppone resistenza.

 Per il mio master di testa di bambola cerco una pasta autoindurente, che appiccichi con sè stessa ma non con le mani, che non si deformi asciugando e che si levighi in superficie. Ma ecco una classificazione generale delle masse modellabili:

 Paste modellabili a base di acqua (cioè argilla naturale e paste sintetiche):

- L’argilla: la trovate in commercio nei negozi di belle arti in panetti umidi di terraglia di diversa qualità, chiara o terracotta ed a prezzi accessibilissimi.

Docile e naturale sotto le dita è facile nascondere i segni delle giunture fra un pezzo e l’altro, lievemente appiccicosa, molto pastosa ma se la mano è inesperta si scioglie sfuggendo al controllo, il lavoro difficilmente è pulito soprattutto con quelle colorate. Asciuga in fretta e durante la lavorazione occorre vaporizzare spesso. Lisciarla con la barbottina (il fango che si forma in superficie spennellando dell’acqua) è semplice. Gli avanzi vanno inumiditi e sigillati ermeticamente.

Asciugando restringe causa evaporazione più o meno a seconda dell’acqua che contiene. Mentre asciuga va seguita ed eventualmente inumidita, se la fase dell’asciugatura non viene governata come si deve si formano fenditure e crepe, se succede medicate con la barbottina.

La creta asciutta ma non cotta è fragile, permeabile, la sua consistenza è quella di un gessetto da disegno, è reversibile bagnandola abbondantemente ma può perdere il fluidificante.

Cotta lentamente (anche 24 ore!!) in forno apposito ad una temperatura che si aggira attorno a 1000° C, la creta diventa porcellana. Livello di bravura: professionale. Ho provato a cuocere la porcellana senza ricorrere al forno professionale: ho acceso un grande falò ed ho deposto una testina di bambola in mezzo alle fiamme ardenti, dopo mezz’ora l’ho ritirata dalle braci ancora vive. Leggerissima, intera, senza una crepa né una deformità… ma la sua consistenza era quella di un decoro di isomalto o zucchero tirato su una torta semifredda!

Conclusione: la creta asciugando si restringe staccandosi spontaneamente dallo stampo di gesso ma per il mio master la creta cruda è fragile. La porcellana cotta va bene per stampi a sguanto ma non per quelli rigidi. In generale non è adatto ai dilettanti.

 - Paste air dry o autoindurenti: seccano all’aria evitandovi la cottura in forni speciali e ad alto consumo di energia. Si ritirano ( e quindi si sformano) meno dell'argilla pura. Si colorano con colori ad alcool e al solvente (aniline), oppure tempera o acrilici direttamente nell'impasto, non con smalti epossidici che richiedono superfici non porose.

Morbide sotto le dita ma più compatte e resistenti dell’argilla si prestano meglio al dettaglio minuscolo. Leggermente elastiche ma mai gommose come le polimeriche nel tirare si spezzano rivelando sfaldamenti. Di solito sono a base di fibre naturali o vegetali, cellulosa o cartapesta, il che è un bene considerato che una volta asciutte si levigano con la carta abrasiva e la polvere resta nell’ambiente e nell’aria.

Un po’ faticoso amalgamare le aggiunte e lisciare gli stacchi rispetto all’argilla, occorre vaporizzare tanto e lavorare la barbottina con i polpastrelli come per insaponare, nonchè rifinire ulteriormente con carta abrasiva sottilissima dopo l’asciugatura.

Nel riporre gli avanzi vaporizzateli, eliminate l’aria e chiudeteli ermeticamente in più giri di pellicola o busta da freezer e un elastico per intrappolare l’evaporazione.

Asciugando diventando più dure della creta, non tendono a fare le crepe ed a ritirarsi, inoltre si tagliano facilmente col trincetto, permeabili ma non così recuperabili come l’argilla perché i grumi difficilmente si sciolgono e il gioco non vale la candela.

Sformare dallo stampo di gesso un master intero si può se si indovina il momento: asciutto ma non ancora secco, altrimenti bisogna inumidire il prototipo per ammorbidirlo infilando acqua nell’imbuto o immergendo lo stampo per alcuni secondi.

 http://www.youtube.com/watch?v=GPX_cYkjfgk&list=PLCCC5F9FDA9F32960

http://www.youtube.com/watch?v=R1tH03sOhkU

 

Le paste air dry sono congeniali alla costruzione di un master da riprodurre con il gesso. Mi oriento in particolare sulla Soft Ton della Glorex, sembra un misto di argilla e cartapesta, fa al caso mio ed è anche in buona misura reversibile, asciugando restringe leggermente e si stacca da sé dallo stampo di gesso, le teste di bambola che ricavo da questa pasta mi piacciono particolarmente, non costa molto, ma non escludo a priori il ricorso ad altre masse autoindurenti. Restringe un po' modificando lievemente il risultato finale.

Ecco le principali paste air dry:

-- Paper clay (Creative): Staccando un pezzo dal panetto non vedrete frastagliature ed imprecisioni, non sfalda non sbriciola e non si spezza: la miglior imitazione naturale dell’argilla, dopo averla usata sarà dura rassegnarsi a qualcos’altro. Di contro è troppo costosa per un prototipo che andrà distrutto considerato che 4 oz equivalgono a due quadrotti di Cernit.

http://ellenharris.com/howtomakedolls.html

-- Fimo air dry e prodotti simili sono accessibili e morbidi. Preferisco le vaie versioni Classic o Basic, evito stravaganze delle stesse ditte create per esigenze particolari. Seccano rapidamente sotto le dita, occorre vaporizzare spesso. Alcune, come Darwi e Pasta Oplà sono particolarmente antiaderenti ma poco spalmabili, idonee all'uso di stampi rigidi o semirigidi e per corpi pieni e pasanti. Pasta Panna e tutte le paste molle sono dei bei giocattolini di solito atossici e puliti.

Ho anche provato l' Aeroplast, somiglia al Das, impastandolo le sue caratteristiche migliorano, robusto.

Col tempo tendono a seccare, per recuperarle stendetele, vaporizzatele, arrtolatele e chiudetele nella pellicola ben strette per una notte.

- - Das, piuttosto asciutto e pesante si stende male, ma resistente, di facile reperibilità, bel rapporto qualità prezzo, è minerale ed ha l'odore nostalgico (per me) delle ore di educazione artistica ai tempi della scuola, comunemente usato per le statuine del Presepe. Colorabile, secca rapidamente e fa qualche crepa medicabile. Non recuperabile, no ne vale la pena. Adottato ufficialmente dalle scuole italiane.

 Ln foto la Paper Clay, l'argilla Soft Ton (Glorex) e una pasta AIR DRY di qualità inferiore.

     

- - Pasta di sale, Pasta di legno, Porcellana fredda, Cartapesta (papier machè): le paste fai da te, adatte a figurine semplici e infantili ed a fiorellini ma anche al corredo del Presepe, ai miei fini sono fragili, si lisciano male oppure sono appiccicose, ricche di sostanze collose non vanno nello stampo di gesso.

La porcellana fredda è il risultato di una ricetta di amido di mais e colla vinilica uguale peso con una punta di grasso (glicerina, lanolina, bianco di vaselina o anche olio d'oliva). La pasta di mais va scaldata mescolando finchè non si stacca dal recipiente di cottura (attenti, va scaldata non cotta, fatelo a bagno maria o, meglio, anzichè cuocere mettete tutto nel mixer e mixate molto a lungo finchè non si appallottola per bene, il calore delle lame sarà sufficiente, se appiccica spolverate con amido di mais).   Molto diluita si usa per inamidare le stoffe. Un trucco per farla durare eterna sta nell'addizionarci un avanzo di Fimo ,o altra pasta, air dry.

 Con la cartapesta si fanno maschere e colombine per Carnevale, si liscia con pennellate di gesso.

 Paste a base di solventi: paste polimeriche e mastici epossidici.

Polimery clay (pasta polimerica): E’ molto popolare, l’offerta di versioni liquide, accessori, tutorials, softener e liscianti per ogni necessità è vasta. Non ritira, se cotta bene non si sforma mantenendo intatte le caratteristiche originali.

La differenza con le paste air dry è la stessa che passa fra l’argilla e la resina: due mondi opposti! Più o meno sono tutte gommose, piacevolmente scivolose e pulite, condizionandole con l’impastamento diventando morbide e se le strappate fanno il filo come il chewing gum  il che conferisce proprietà autolivellante e perciò si levigano da sole: il pezzo è naturalmente liscio e lucido in superficie.

 Vulcanizza a temperatura moderata (130°C) per cui è sufficiente il forno di casa.

Alcune ricordano il pan di cera (es. Cernit e Fimo), altre sembrano piuttosto delle plastiline dure (es. il Kato e il Premo), questo fino alla cottura. Prosculpt o Super Sculpey esiste in tantissime tonalità di rosa carne, Kato policlay,  pochi colori ma mixabili, ci farei i personaggi del presepe. Poi Sculpey, You Clay ed altre che in linea di massima migliorano col salire del prezzo.

Lo stesso marchio ne offre di diversa durezza (es. Fimo duro e morbido), quelle morbide si lavorano meglio, di contro se non siete rapidi i dettagli tenderanno a prolassare durante la lavorazione, però la particolare elasticità renderà più robusto il pezzo finito. Conosco il Cernit in particolare,  fatica a tornare duro quando il lavoro si ferma. Il livello di abilità richiesto è medio-alto, i principianti dovrebbero limitarsi a tagliare il panetto con le fustelle coppapasta ed a realizzare bigiotteria.

Il risultato a fine cottura è comunque un po’ fragile, perciò evitate forme sottili e dettagli sporgenti, la vostra fatina dovrà preferibilmente starsene rannicchiata. Un trucco, se una pasta è troppo e l’altra è poco rispetto al vostro media ideale mixatele (es fimo + cernit) tenendo conto che il risultato finale va sempre collaudato.

La polimery clay è creata apposta per realizzare bijoux e bomboniere ma esiste in numerose varianti alcune delle quali create appositamente per doll makers (Cernit doll collection, Fimo Puppen, Super Sculpey Living Doll, Prosculpt Doll Polymer):

 http://www.dollmakersdream.com/

http://www.youtube.com/watch?v=xo4COOhPk3k

 Resine: in assoluto il materiale più duro e resistente agli urti disponibile sul mercato, liquide o in pasta un catalizzatore aggiunto alla resina fa sì che raggiungano grande robustezza e impermeabilità, sono pertanto bicomponenti. Si possono tingere con aniline e smalti. La resina è superiore al vinile. Le bambole industriali in resina sono un degno rivale delle bambole in porcellana.

- Resine in Pasta:  Ovvero "stucco epossidico" di varie marche (Magic Sculpt, Green stuff Duro, ApiùB...). Non conosco il Milliput ma mi sembra più adatto a riparazioni che alla manifattura. Ho provato “Apoxy Clay” e “Apoxy Sculpt”, a consistenza somigliano alle polimery clay ma non prolassano. Asciugano in due o tre ore dando il tempo di lavorare tranquillamente, il risultato è durissimo, impermeabili, indistruttibili, hanno un gran pregio: si staccano dalle mani facilmente e aderiscono su qualunque superficie con altrettanta facilità il che, essendo le mani più calde del medium è una vera rarità! La Sculpt è più molla ed elastica più simile alle paste polimeriche, offre varie tonalità ma preferisco la Clay, affine alle paste self hardening (autoindurenti). Si conservano bene nel tempo (soprattutto la clay) se non si contaminano: tenete le due masse accuratamente separate.               

Costano tanto, non è opportuno farci un master ma le uso sulla replica per ritocchi di parti rotte e rinforzo di piccoli dettagli sottoposti a pressione, ad esempio gli occhi e la flangia.

- Resine Liquide (vetroresine) - Resine epossidiche e poliestere, interesano modellisti e carrozzieri, della resina poliestere so che la Cristallo è trasparente e pura come l'acqua ed è usata perciò per effetti speciali nei diorami, ma si deperisce facilmende ed indurisce in fretta, anche nel barattolo ancora intonso. Quella epossidica in piccole quantità si trova sottoforma di colla (Araldite) dal ferramenta o sottoforma di pittura isolante per le pareti. Per ricostruzione pezzi di carrozzeria si usano con stampi in gesso per via della economicità di quest’ultimo, la porosità del gesso viene eliminata però con isolanti e distaccanti che saturano lo stampo un po’ alla volta (alcool polivinilico, saponetta o cera) o appositi sigillanti e impregnanti ma per la verità ho visto colare la resina sul foglio in fibra di vetro dentro lo stampo di gesso senza alcun intermezzo e la cosa è andata a buon fine. Per minuteria basta uno stampino fatto con la gomma pane.

Schiume poliuretaniche, permettono di ottenere per colata corpi leggerissimi, molto duri oppure soffici, ma spugnosi. Decuplicano.

 

Infine vogli mensionare la plastica modellabile che è riutilizzabile se immersa in acqua calda e il SUGRU, una colla modellabile il cui risultato finale è flessibile, costosa masi può fabbricare a casa con silicone, amido di mais e coloranti.

http://www.minitaly.com/minitaly/consigli/materiali.htm

 Paste a base di olio (plastiline) e le cere:

- Plastiline: più o meno pastose e morbide non si asciugano mai, sono lavabili e recuperabili, si ha la possibilità di ritoccare il pezzo all’infinito e la lavorazione è pulita anche se appicicosa, bagnarsi le dita le rende antiaderenti ma dopo faticate ad attaccare le piccole aggiunte.

La plastilina tende ad essere troppo morbida, col calore delle mani si ammorbidisce ulteriormente, ma usandola e lavandola perde l’olio indurendosi un po’ alla volta fino a diventare inservibile. Difficile lisciarle in superficie, spesso usata per prototipi ma se è morbida si rischiano imprecisioni e ammaccature dello stampo. Però è un coadiuvante indispensabile nella fabbricazione di stampi e repliche, come sigillante adesivo rimovibile e se ne possono trarre molte altre utilità.

Pan di Cera: ha le stesse caratteristiche della plastilina ma  di solito è così compatto e duro che per quanto lo riduciate in scaglie sottili col trincetto arroventato e vi aiutiate col calore del sole, del calorifero, del phon per passare dallo stato duro a quello pastoso evitando quello liquido, nel tentativo di plasmarlo vi faranno male le dita. Esistono in commercio dei tipi di cera morbidi come la plastilina, (Scarva, Scopas, Tiranti modelling wax) ovvio però che temono il caldo. Quando lo lasciate riposare il pezzo di cera torna a  temperatura normale rassodando di nuovo e questo aiuta la lavorazione perché offre un supporto rigido.

Posto che può essere intagliabile, modellabile e colabile, attenti alla scelta degli attrezzi.

Sempre reversibile, lavabile, a differenza della plastilina dura eterna e può essere tinta. Per lisciare la superficie ci si può aiutare col cannello. La cera si può surrogare con la paraffina, facilissima da riciclare, (chi non ha mai fatto i piccoli accessori del Presepe con la “buccia” delle provole?).

Il pezzo in cera dura fatica ad uscire dallo stampo di gesso, va sciolto col calore del forno il che di solito si usa per produrre modelli in bronzo.

 http://www.youtube.com/watch?v=RVL7nE4UiIs

http://www.tiranti.co.uk/

 

                                                               2) Gli utensili per modellare

Che siano la prima cosa da procacciare è un grande sbaglio, con l’inesperienza finirete per comprare delle sgorbie per incidere la cera dura o intagliare la balsa o degli attrezzi per odontotecnici. Inoltre nel lavorare su una miniatura i formati standard possono rivelarsi ingombranti.

La regola generale è che più è morbido il materiale da lavorare e più morbido è lo strumento, dai pennelli di gomma ad uncini e ceselli di metallo per il gesso ceramico.

Ed allora cominciate a lavorare con le mani finchè non sentirete l’esigenza forte e naturale di aiutarvi con una forma ben precisa, a questo punto costruite un attrezzo ricavandovelo dalle stecche dei gelati e da spiedini di legno. Alla fine gli utensili preferiti per modellaggio si riducono a due o tre (doppi), ma che siano appositi, di buona qualità, leggeri, lisci e con bordi arrotondati.

 

Argilla e paste air dry prediligono spatole di legno, procuratevi almeno tre forme base ciascuna di due dimensioni: miretta per lisciare e scavare; stecca obliqua; bulino a  punta tonda; uno con punta a  cucchiaio.  Procuratevi inoltre: pennelli a punta tonda, morbidi ma non troppo, uno sottile e  uno medio. Osservate un pennello, le setole piatte possono lisciare una fessura; il gambo tondo è di non poco aiuto nella levigatura del pezzo umido; l’estremità del manico può avere diverse forme, tonda, appuntita ecc. ed ognuna di queste forme, in particolare i “becchi di flauto”, vi risulteranno indispensabili.

Tenete a portata di mano inoltre dei fili metallici più o meno grossi, curvateli per disegnare canali in particolare le narici e le pieghe delle orecchie.

Personalmente modello a mani nude salvo i pollici dove infilo i ditali di gomma, che non sono altro che due dita di guanto usa e getta molto aderenti e tese, che mi aiutano non poco a lisciare la superficie.

Vi occorreranno anche, per l’armatura: carta stagnola nel caso mio (è flessibile, eliminabile almeno in parte  e può eventualmente andare in forno, ma anche carta di giornale o una pallina di polistirolo); un trespolo; del filo di nylon taglia-argilla; un vaporizzatore ed una ciotola d’acqua. Il matterello no, indurisce le paste, i polpastrelli le riscaldano e le compattano. Se volete un ritratto di fronte e di profilo che faccia da modello. L'acetato preformato delle lampadine tradizionali, se vi aggradano le dimensioni, può servire come stampo per la nuca.

Utensili per levigare e rifinire il manufatto una volta asciutto: spugnetta abrasiva e carta abrasiva o vetrata purchè sottilissima, la spugnetta trova da se la  strada ed asseconda naturalmente le curve solo dove necessita. La carta si può strappare ed arrotolare in forme infinitesimali. Punte abrasive, tonde o coniche oppure qualche attrezzo di metallo a punta piatta o curva.

http://sculptuniversity.com/index.php

V. su Google Immagini:" body proportion drawing ".

                                                 

                                                        3) Calchi e Stampi

Una volta ottenuto il maschio (modello positivo) devo ricavarci un calco femmina doppio, diviso in due valve, perché la mia testa di bambola è modellata a 360°.

Fabbricare uno stampo negativo presenta la stessa difficoltà di quello positivo: la scelta della materia prima è sterminata, orientiamoci!

Possiamo dividere gli stampi in due grandi gruppi: stampi impermeabili e stampi porosi.

- Gli stampi impermeabili si ottengono da polveri che si amalgamano con l’acqua (alginato) o da liquidi e paste (lattici, siliconi)  bicomponenti: una resina e un catalizzatore e possono essere rigidi o flessibili.

- Lo stampo poroso è essenzialmente in polvere di gesso, è perenne ma delicato, rigido, economico, altamente igroscopico. Ma un calco poroso si può realizzare anche in argilla umida, io non l'ho mai fatto  ma il mio signor compagno ci cola tranquillamente la resina poliestere per replicare pezzi di carrozzeria delle sue adorate moto aiutandosi con fogli di vetro che a volte rimpiazza con la mia tela Aida.

Consigli generali per le polveri: unire l’acqua in una volta mescolando con le dita o con un bastoncino, in immersione, senza sbattere su e giù come quando si montano le uova, per non insufflare aria e lievitare la massa riempiendola di bolle, limitando così il rischio alto di formare la schiuma. Salvo indicazione contraria nelle istruzioni usate sempre acqua fredda per ritardare la polimerizzazione o indurimento.

Sia gli stampi porosi che quelli impermeabili possono essere usati tanto per colata di liquidi per ottenere un corpo cavo e leggero, che a pressione con masse pastose per avere un manufatto più robusto. A me interessa usare lo stampo giustappunto per colata di materiale liquido perché la mia testa di bambola più è leggera e meglio è.

 

-- LO STAMPO DI GESSO per osmosi assorbe l’acqua del master che si stacca automaticamente dallo stampo diventando leggerissimo e duro, tutto considerato, mi è congeniale.

Ogni tipo di gesso è igroscopico e perciò adatto a costruire uno stampo, ed anche diversi gessi combinati assieme: si può usare gesso alabastrino se lo trovate in commercio, oppure gesso di Parigi se non vi frena il costo, il gesso fai da te e la scagliola sono ok anche se rustici.

Nell’aggiungere l’acqua non fidatevi ciecamente delle istruzioni riportate sulla confezione: dovete ottenere una massa fluida ma non acquosa (più o meno liquido ½ della polvere), di più non asciuga e resta fragile, di meno è troppo rapido, in linea di massima l’acqua gelata rallenta la reazione, ma a volte è prescritto l’uso di acqua calda. L’allume di rocca come additivo plastifica lo stampo, di contro, se lo stampo è a due pezzi, le valve tenderanno ad incollarsi fra loro. Non vi sognate di correggere l’impasto addizionando stucco o  altre polveri bianche di incerta natura ed efficacia.

L’impasto di gesso surriscalda da sé, porlo in forno ad asciugare non serve, tanto anche se esposto a fonti di calore, finita la reazione, il pezzo sarà sempre freddo al tatto.

Lo stampo a due valve: anche se in linea di massima del gesso fresco colato su quello oramai indurito non si attacca e con qualche colpetto le due parti si separano tranquillamente è buona norma  non rischiare: fatta la prima valva e prima di versarvi sopra la seconda colata, spalmatene sempre la superficie con un distaccante ceroso. Se non lo avete a portata di mano sciogliete a bagno maria una fiaccola da campeggio e mescolate ¼ di bianco di vaselina, il composto solidificherà ma prelevandolo con i polpastrelli diventerà spalmabile.

Se nonostante ogni accorgimento, poi, le due parti dello stampo si saldano assieme può significare che avete atteso troppo per effettuare il distacco, un po’ di umidità infatti conferisce elasticità sia al positivo che al negativo: immergete in acqua per alcuni secondi, poi tirate fuori il blocco ed aspettate un oretta, quindi infilate una lama sottile (spatola, coltello) e provate a smuovere delicatamente da tutti e quattro i lati. Se anche questo risulta inutile prendete il seghetto e segate ogni lato fino a1 cmdi profondità, poi inserite la punta della lama  e martellatela delicatamente da ogni lato, una volta aperto il pezzo buttate via il maschio e controllate se le due metà del negativo sono recuperabili seppur bisognose di ritocchi.

 http://www.youtube.com/watch?v=CpFCaHMjlhA

http://www.youtube.com/watch?v=VWTu2XjXdrg

http://www.antichitabelsito.it/modello_stampo_bivalve.htm

 Comprare gli stampi di gesso - Gli stampi in vendita danno risultati formidabili, per colaggio di teste di bambola si possono acquistare già pronti (http://www.hobbyland.eu/ita/ , su Ebay tedesco la keyword è “Porzellanpuppe Kopfform”, o su Ebay USA con “Ceramics Doll head mold”, alcuni modelli sono scoperchiati per consentire l'inserimento degli occhi e mancano delle "pates" di cartone che vanno acquistate a parte), ma si corre il rischio che lo stampo sia difettoso. Lo stampo è difettoso in particolare se le due valve non si staccano oppure se la superficie interna è compromessa da bollicine od ancora se durante il colaggio le due metà non combaciano né sigillano in alcun modo. Perciò provatelo appena arriva, eventualmente fotografate il problema e reclamate per i vizi prima possibile chiedendo un nuovo stampo. Inoltre chidete sempre preventivamente le info sulle tre dimensioni interne per evitare sorprese.

 A sinistra una testa da stampo comprato a destra una da stampo casereccio.

 

-- LO STAMPO IN GOMMA SILICONICA O LATTICE: Bicomponenti, quasi sempre atossici, flessibili quanto basta per non essere instabili, molto robusti, rapidi, antiaderenti al punto che se provate a smaltarli nessuna colla o pittura attecchisce. In pasta o liquidi costano! Perciò meglio fare uno strato sottile ed incassarlo in un controstampo di gesso o alginato.

Lo stampo di silicone promette grande praticità anche se bivalve, se evitate sbavature la massa fresca non incolla su quella sottostante già polimerizzata e il blocco si apre senza forzarlo, inoltre potrete sformare a sguanto le vostre creazioni. Ma non crediate che il risultato finale sia così scontato, può contenere imprecisioni ed il calco finale necessiterà pur sempre di rifiniture.

E’ altamente antiaderente ma è meglio non rischiare: usate sempre un distaccante apposito, oppure un’imbrattatura minima di bianco di vaselina, o Svitoil, o luicido per scarpe o anche olio per capelli o qualunque unguento, non acido per evitare reazioni.

 

- -LO STAMPO IN ALGINATO L’Alginato, polvere atossica per tecnici dentisti: costa poco ma è un ripiego, estremamente rapido soprattutto se il pacco è nuovo rallentatene la polimerizzazione usando acqua gelata e tenendo il contenitore sul ghiaccio. Non incolla con sé stesso perciò è facile ottenere uno stampo a due valve, però man mano che asciuga disidrata indurendo come il cemento e perde potere distaccante senza acquistare quello assorbente perciò non è riutilizzabile.

Curiosità: si ricorre all’alginato per ottenere un autoritratto tridimensionale della faccia od altre parti del corpo: io lo trovo pratico se usato su zone non più grandi di un’arcata dentale, altrimenti è meglio usare pezzi di bende gessate tagliando due buchi alle narici e coprendo con latex o alginato solo i buchi degli occhi prima di sovrapporvi qualche scampolo di benda gessata. L’aginato è davvero troppo rapido ed il suo peso notevole deforma i lineamenti.

 

                                                        4) Le repliche

 Ovvero i doppioni, le copie, le riproduzioni del master tramite lo stampo negativo, rappresentano il prodotto finito e devono avere, trattandosi di teste di bambola, caratteristiche di robustezza e leggerezza, oltre che essere levigate ed uniformi perché anche se la pezza copre tutto le pecche si notano.

Le masse adatte allo stampo femmina se dividono in masse da colata e masse a pressione. Dato che un corpo cavo è più leggero preferisco le prime che vanno colate nello stampo e poi raboccate.

 Masse adatte allo stampo in silicone:

Masse in pasta, vanno bene le paste air dry, come Darwi e Oplà che sono antiaderenti, le paste polimeriche dure ed i prodotti appositi che si trovano facendo un giro nei negozi di belle arti on line.

Masse da colata, marmorina e gesso ceramico o prodotti fatti apposta come il Kersolit. Si tratta di polveri che vanno fluidificate con acqua fino a diventare cremose e spalmabili, si spennella un primo strato, si lascia asciugare e quindi si colano strati successivi a più riprese fino allo spessore voluto. È un processo lungo, che richiede perizia, il risultato è robusto, spesso impermeabile, ma non abbastanza leggero.

Masse adatte allo stampo in gesso:

Masse in pasta, solo l’argilla è adatta, più è umida più si restringe staccandosi automaticamente dalle pareti di gesso. Vi sconsiglio di rischiare usando altri prodotti.

Masse liquide, solo la barbottina è appropriata, tutto il resto è lunatico o esiziale.

La barbottina è disponibile sia in argilla pura, la quale come ho già detto necessita di cottura ad altissime temperature, sia autoindurente. Per me va benissimo una barbottina air dry, come la Slip Fast. E’ recuperabile se sciolta in acqua con pazienza, restringe solo del 10% e la testa di bambola finita pesa fino a 4 volte meno del suo prototipo.

Per accelerare i tempo di asciugatura, sebbene lo stampo possa andare nel forno di casa a bassissime temperature onde evitare la formazione di crepe è consigliabile esporre lo stampo ad altre fonti di calore,  preferibilmente al sole.

 

Chi ha interesse a replicare le proprie creazioni segua con interesse l'evoluzione tecnologica di Scanner 3D e stampanti 3D.

 http://gentedipezza.altervista.org/La_testa_di_bambola_in_clay.pdf

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